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Indice Catture Anno 2009

    Rubrica Catture  :::   Anno - 2009

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Pesca a vertical

Vertical Jigging Spigola

Pasino

Venezia - fine Ottobre 2008

 

 

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Una giornata cominciata male, proseguita peggio e...
.... finita in gloria.

 


Un sabato di fine ottobre, alle 5 e 20 accendo i motori della mia bagnarola ormeggiata in un canale veneziano e, insieme a mio cognato giunto appositamente da Milano, alla bassotta porta fortuna Virgola e ad alcune sardine stipate in tre casse maleodoranti, faccio rotta sul CNR.

 

La laguna è deserta e silenziosa, una leggera foschia diminuisce di molto la visibilità e dobbiamo tenere gli occhi ben aperti per evitare l'incontro ravvicinato con le bricole.

Passato il faro Rocchetta, nell'ampio canale della Bocca di Malamocco, l'acqua continua a esere piatta. Una giornata perfetta, penso, arriveremo al cnr col buio e riempiremo il frigo di palamite in poco tempo, così che ci potremo dirigere al largo della Pila alla ricerca delle agognate lampughe e degli alletterati. E vai!

 

Ma, una volta usciti in mare, la musica cambia. Bora o tramontana che fossero, sollevano un onda davvero noiosa. Quell'onda corta che la carena del mio 22 piedi patisce massimamente. Proseguiamo e arriviamo alla piattaforma alle sei e un quarto. E' il momento buono, dico al mio mate, il cielo è ancora nero anche a oriente. Verificata la direzione della corrente, diamo fondo, mettiamo in acqua la fitta, cominciamo a pasturare e mettiamo in pesca due canne.

Lavorare con terminali dello 0.23 con il vento e il buio non è la più semplice delle attività per due pivelli come noi, ma la passione supplisce dove l'esperienza scarseggia. Siamo in assetto, una cicchetta per rilassarsi e pianificare il resto: una canna senza galleggiante, un po' di VJ, preparare le matassine se arrivano le aguglie (così facciamo il vivo per le lampughe, tanto il vento calerà e alla Pila ci si arriva.....).


Do un occhiata ai galleggianti e ne vedo uno sparire, ma senza la decisione di quando attacca la pala. Infatti salpiamo un sugarello che viene rilasciato immediatamente. Il vento non cala e, con la prima luce, arrivano altre bache. Una pilotina si ancora e comincia a ballare come un guscio di noce, a bordo si nota una certa concitazione. Mi rendo conto che il mio compagno ha un colorito strano, nella luce ingannevole dell'alba sembra grigio-verde.


Salpiamo e rilasciamo una lucerna di 3 etti e un bel po' di sugarelli, mannaggia a loro. La luce aumenta e svela un cielo per niente azzurro, al vhf sentiamo le desolate lamentazioni di un equipaggio sotto la pioggia (deve essere davanti a Jesolo o a Caorle, perché da quelle parti si vede il brutto tempo).


I sugarelli si sono dati appuntamento nella scia della nostra pastura e non riusciamo a allontanare le esche perché quelli ce le mangiano subito. Partono le prime colorite *******.
Ormai è giorno e mi rendo conto che Sandro è verde come un lime giamaicano e si muove come uno che ha bevuto il bicchiere della staffa. Stoicamente non dice nulla, ma non ci vuole un indovino per capire che non si sta divertendo. Il vento non cala, l'onda nemmeno, sicché decido di rientrare in laguna a fare un po' di vertical jigging aspettando che il mare si calmi.


In bocca di porto ci sono già parecchie barche, ma l'eco non segnala niente di buono. Ci dirigiamo al faro rocchetta dove, per farla breve, perdiamo 4 jig, tra i quali il fortunatissimo TEIKO azzurro, 8 assist hooks preparati il giorno precedente, un paio di carissimi split rings Yamashita con relative girelle crane da 52 kg. Il vento non cala, cala l'entusiasmo perché proprio non si riesce a pescare. Decido di fare una sosta al baretto degli alberoni: è ora di un panino e di una birra e di un serio briefing.


Il pensiero di mollare non ci sfiora, così che decidiamo di pattugliare un'altra zona e ci mettiamo in moto.
Quando arriviamo nel posto prescelto, con la scorta di jiggs decimata, ci sono una moltitudine di barchini. Una parte sta trinando e altri sono all'ancora con 4 o 5 canne in acqua collegate al ghiozzo vivo. Nessuno prende, ma il cielo si è aperto e un sole autunnale scalda l'aria, tanto che restiamo in maglietta. Proviamo una posta in bocca di porto, ma non peschiamo niente. Ci spostiamo più all'interno e....bingo. Un bel branzinotto da 6 etti.


Insistiamo e Sandro caccia un'imprecazione:" C.... ho incagliato di nuovo! no, no ha abboccato!!!" E' un altro branzino e grande più del doppio. Insistiamo a jiggare in quello spot, anche se le condizioni non sono facili: 5 metri di fondo e corrente a 2,4 nodi. Tuttavia, dopo le prime due catture, non riusciamo a ripeterci. Penetriamo, allora, ancora più nell'interno. E' un pomeriggio splendido, forse l'ultima coda dell'estate, nelle parti più interne della laguna ci sono pochissimi pescatori che si specchiano sulle acque immobili.


Voli di beccaccini, codoni e mestoloni, le montagne sullo sfondo. Sulla via del ritorno, la corrente si è calmata e ci fermiamo nel posto dove Sandro aveva preso i due branzini.

 

Passa un anziano pescatore sul suo barchino e vedendoci jiggare ci chiede ironicamente
"Ti ga impissà un ciero a la Madona?" Proprio in quell'istante,
giuro, la canna si flette con decisione. Il pesce aveva attaccato mentre l'esca scendeva e adesso tira come un treno, la frizione fischia come una pentola a pressione e non riesco a recuperare: "C.... vuoi vedere che lo perdo? sto mulo non ce la farà mai".

 

La mia paura è che sia ferrato in qualche punto sbagliato e che la ferita si slabbri. Poi, finalmente riesco a vederlo, ha l'amo ben piantato sul labbro, se riesco a tenerlo in tiro è mio. Quando mi vede il branzino riparte e mi ruba qualche metro di filo, così decido per una tecnica poco ortodossa con la spigola, lo pompo come fosse un tonno.

 

Lui rimane perplesso e si distrae quel poco che basta per portarlo sotto bordo. A quel punto, abbasso la canna, recupero più velocemente che posso, blocco il tamburo del mulinello con la mano e lo salpo tra gli schizzi d'acqua e i latrati di Virgola. E' a paiolo e io sono in cielo, al pescatore sul barchino a 10 metri da noi si è slogata la mandibola e ha l'espressione di uno che abbia appena visto sbarcare un extraterrestre da un disco volante a forma di bignè. Mai presa una spigola così e devo ringraziare gli amici di Big Game che mi hanno trasmesso la passione per il vj e mi hanno aiutato moltissimo con consigli competenti quanto generosi.

 

Pasino

 

Sandro

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

30 Marzo - 2009