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Indice Catture Anno 2010

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Pesca a traina

con il vivo calamaro

Giovanni

Arcipelago della Maddalena - 14 Luglio 2010

 

 

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INIMITABILE CALAMARO !

 

 


E’ l’alba del 14 Luglio quando io e Gigi partiamo dal porticciolo turistico di porto Massimo per effettuare una battuta di traina col vivo nelle ricche acque dell’arcipelago della Maddalena.

Nonostante questa sia un’annata “magra” per la pesca a causa dell’ elevata temperatura dell’acqua e della scarsità di esca reperibile noto con grande stupore che Gigi è riuscito a pescare ben 12 calamari!

 

Insomma i presupposti per trascorrere una bella giornata ci sono, l’unica nota dolente è costituita da un fastidioso vento di grecale che è destinato a rinforzarsi. La prima secca che andiamo a perlustrare è quella di Razzoli nella quale, il giorno precedente, Gigi aveva catturato due ricciole di media taglia. Giunti sulla secca inneschiamo uno dei calamari più grossi sperando così di poter incappare nella “big lola” ma lo scandaglio marca poco e niente, evidentemente il pesce deve essersi spostato ….

 

Dopo un’ oretta di vana ricerca decidiamo di dirigerci verso la secca di Lavezzi ma anche qui il pesce sembra essere sparito, intanto il grecale, come da previsione, è aumentato di intensità e il mare da calmo è diventato agitato, ciò ci induce a ripararci sottocosta alla ricerca di uno spot più tranquillo.

 

Ritorniamo quindi sulla secca di Razzoli per vedere se qualche pesce si è spostato in quella zona ma nisba. Decidiamo allora di andare a perlustrare una secca che da 50 arriva a 38 m. Arrivati sul punto stabilito l’ecoscandaglio incomincia a segnalare molto pesce sul fondo, con la canna in mano riesco a percepire ripetutamente delle piccole tocche e ferro … dopo meno di 5 minuti una tracina di circa 1 kg. è a pagliolo.

 

Continuiamo a girare nella speranza di riuscire ad invogliare un predatore più grande. Ad un certo punto la canna ha due bei sussulti, abbasso la canna verso l’acqua e ferro … il pesce si produce in una fuga potentissima che dura appena 10 secondi, poi si slama, recuperiamo il calamaro e lo troviamo tranciato in due; Gigi mi guarda e dice “ Questo era un denticione di una decina di chili”.

 

Con l’amaro in bocca reinneschiamo a tempo di record e proviamo a rifare il passaggio ma non accade nulla. Decidiamo di tentare il tutto per tutto su di una secca a largo di Barrettinelli. Abbiamo solamente 3 calamari vivi e decidiamo di innescare quello più grosso. Sull’eco vediamo delle bellissime marcature di branchi di pesci attaccati al fondo e subito pensiamo che siano pagelli o prai. Passano dieci minuti e la canna ha una serie di forti sussulti … ferro e strike!

 

Subito mi accorgo di non avere in canna un mostro ma un pesce medio piccolo che però combatte con vigore, è grande la sorpresa quando vediamo affiorare la sagoma arancione di uno splendido pagello di circa 1 kg. : un pesce meraviglioso e di taglia davvero ragguardevole. Questi pesci girano in branco perciò ripetiamo il passaggio. Passano circa 15 minuti e la scena si ripete: 2 o 3 sussulti poi una potente ferrata, inizialmente credo sia un altro pagellone ma le mia supposizione svanisce di fronte ad una bella sfrizionata che fa cantare il cicalino del rotante.

 

Tutto il recupero è un susseguirsi di potenti testate che si alternano a brevi e poderose fughe … il combattimento è davvero emozionante perché non si capisce bene con che tipo di pesce abbiamo a che fare. Pensiamo possa essere un grosso praio oppure una ricciola di 5 kg. ma anche qui le nostre supposizioni svaniscono non appena vediamo emergere dal profondo blu la sagoma di uno splendido dentice.

Lo issiamo a bordo e lo pesiamo: 6,5 kg. non male! Il comportamento del pesce durante il combattimento è stato strano perché solitamente il dentice si produce in una potente difesa solo nella prima parte del recupero mentre in questo caso testate e fughe si sono susseguite per tutta la durata del combattimento.

 

Abbiamo ancora un ultimo calamaro disponibile anche se è veramente piccolo … decidiamo comunque di innescarlo: passano 5 minuti e un bel praio di 7 etti é a bordo.

 

Rientreremo in porto zuppi d’acqua (a causa del mare agitato) ma felici. Anche questa volta il calamaro ci ha sbalordito riconfermandosi come l’esca più catturante in assoluto che permette di insidiare una vastissima varietà di pesci.

 

Questa giornata di pesca mi ha insegnato 2 cose importanti: la prima è che bisogna spostarsi il più possibile visitando vari spots (perché un giorno il pesce può essere in un posto e il giorno dopo in un altro) e poi che non bisogna arrendersi mai perché alla fine il mare ripaga sempre.

 

Giovanni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

26 Ottobre - 2010