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Spinning alla foce del Fiume Tevere

 

Serra e Lecce a spinning

( di Giulio Simeone )

Foto ingrandita ( 94 Kbyte )

 

Lo spinning in mare sta diventando una tecnica sempre più conosciuta e praticata dai pescasportivi. Questo, grazie anche alle possibilità che ci offre il nostro ricco mare, soprattutto la foce del Tevere, che, per merito delle sue correnti, crea l'habitat ideale per molti predatori, tra i quali quelli interessati nella nostra tecnica: le lecce e i serra.


I presupposti per una pescata di successo a spinning parte come sempre dall'assemblaggio dell'attrezzatura.
La canna deve essere di provata robustezza e qualità: sono da preferire i modelli monopezzo, di lunghezza variabile tra i 6 e i 7 piedi, con azioni di lancio max. variabili tra 5/8 e 2 once. Una cosa molto importante è pescare a spinning con una canna da spinning!

Quindi diffidate da quei rivenditori che cercano di convincervi che altri tipi di canne sono adatte per tale scopo: niente di più sbagliato.

Le canne da spinning hanno azioni specifiche del fusto e sono costruite con una studiata posizione degli anelli e del manico in modo tali da renderle uniche nel loro genere. A me personalmente è capitato di entrare in un negozio e ascoltare il discorso della negoziante che consigliava, ad un mio amico, una canna da bolentino per pescare le lecce a spinning, dicendogli che poteva andare bene anche se era da bolentino. Io gli ho risposto che allora andavano bene anche le canne da surf casting per fare la traina…………. Lascio a voi le conclusioni………..

L'attrezzatura andrà dimensionata in base al tipo di pesci presenti in zona: per i serra andranno bene canne con azione di lancio max. da 5/8 a 1 oncia, armati con mulinelli misura 4000-5000 e imbobinati con multifibre da 20 libbre. Per le lecce è consigliabile salire un po' di potenza, anche se non è detto che attrezzature leggere non vadano bene. L'ideale è avere una canna che lanci max. 1 oncia per i più sportivi fino ad arrivare a canne che hanno un'azione di lancio max. di 2 once, armata di un buon mulinello, dalla provata meccanica e frizione, caricato con multifibre da 30 libbre.

Anche i mulinelli devono essere di provata qualità e robustezza. Sono da escludere i modelli con la frizione posteriore e recupero troppo lento. Le misure dei mulinelli adatti allo spinning in foce vanno da 4000 a 8000 con recuperi intorno i 5:1.

I mulinelli veloci perdono in potenza, ma ci permettono di far lavorare i nostri artificiali ad una certa velocità senza un eccessivo spreco di energie. Andranno imbobinati esclusivamente con filo multifibre, unito, nella parte terminale, per mezzo di un nodo di giunzione, con 1-1,5 mt. di nylon o fluorocarbon. All'estremità del terminale collegheremo un moschettone da spinning da 30-50 libbre.


Gli artificiali sono il cuore di questa tecnica: nella nostra cassetta non dovranno mancare una vasta quantità di artificiali diversi nelle colorazioni, nelle dimensioni e nella struttura: minnows, poppers, walking the dog, jig e siliconi sono un esempio di tipologie di artificiali adatte allo spinning in foce.


La tecnica di pesca, a primo impatto, può sembrare semplice ma non è così: lo spinning non è caratterizzato solo da "Lanciare e recuperare" a casaccio, ma prevede, innanzi tutto, una attenta analisi del luogo di pesca, che deve possedere le caratteristiche ideali da permettere la permanenza o il passaggio di predatori.

Caratteristiche come rigiri di corrente, tagli dell'acqua sporca, presenza di mangianza e/o di gabbiani, porti, relitti e altro ancora, che non sto a citare, sono da tener in considerazione per il buon esito della nostra pescata. Pescare in un luogo scelto a caso sarà poco produttivo e quei pochi pesci che si cattureranno, saranno pescati per pura fortuna.


Scelto il luogo di pesca si procederà con la tecnica vera e propria. Come detto in precedenza, lanciare e recuperare non è spinning!


La tecnica del lancio non è banale: bisogna acquisire una certa famigliarità con la canna e imparare a lanciare le esche esattamente, o quasi, dove vogliamo noi. Particolari movimenti del lancio ci permetteranno di fiondare l'artificiale in modo da non farlo roteare in volo e la classica "frustata" ci consentirà di fare un lancio più lungo. Sono movimenti che si apprendono solo col tempo, tempo che ci insegnerà ad usare una vera e propria tecnica unica e personale.


Il recupero dell'esca è la fase più importante di questa tecnica. Dobbiamo dare un senso al nuoto del nostro "Pezzo di plastica", ad esempio, far sembrare l'artificiale un pesce ferito che cerca di sfuggire da un predatore. Per fare ciò il recupero deve essere svolto da variazioni di velocità, scatti improvvisi e cambi di direzione. Tutto questo non è semplice ma con un po' di pratica i movimenti giusti verranno fuori in modo semplice e naturale.


Nella maggior parte dei casi la mangiata viene preceduta da un inseguimento a galla, più o meno lungo, da parte del pesce. E' importante recuperare l'artificiale fino a sotto la murata della barca, poiché nei lunghi inseguimenti gli attacchi possono essere sferrati anche in questo punto.


I combattimenti dei due pesci sono molto diversi tra loro:
Il serra non è un gran combattente. Il suo combattimento è impostato a galla e caratterizzato da vari salti che rendono spettacolare il recupero del pesce. Nella fase del salto è importante un recupero più veloce, in modo da non lasciare lenza in bando che potrebbe provocare la slamata. E' importante non forzare troppo il pesce, in modo da ridurre il numero di salti dovuti dalla forte trazione. Il serra darà il meglio di se stesso in prossimità dell'imbarcazione. Questa è una fase molto delicata che può risolversi a favore del nostro avversario. Ammortizzata la fuga violenta, bisogna sfruttare, senza perdere tempo, il momento che il serra ritorna sotto in modo da non permettergli di fare ulteriori fughe e concludere il combattimento con la "Coppata" o meglio ancora con la raffiata finale. Il tutto ovviamente senza eccessivi sforzi che potrebbero causare la rottura del filo.


La leccia è un pesce combattivo. Anch'essa combatte a galla, ma il suo combattimento, anche a parità di peso, è molto più veloce e potente di quello del serra. Nonostante ciò, grazie ai bassi fondali della foce del Tevere, i combattimenti non si prolungano più di molto, dandoci la possibilità di insidiare questo predatore anche con attrezzature leggere. E' un pesce molto diffidente con le esche artificiali, quindi se si intende fare un uscita mirata a lecce bisogna dare il meglio di se stessi. La leccia non si slama molto facilmente e la nostra unica preoccupazione è quella di sollecitare il potente pesce, ricordando che affrontare grosse lecce, anche di oltre 20 kg., con un attrezzatura da spinning, non è una cosa facile. Come per quasi tutti i pesci, la parte finale del combattimento è una tra le più critiche, caratterizzata dalla solita improvvisa fuga quando il predatore vede la barca; quindi, in questo frangente, bisogna essere pronti a concedere frizione non appena la leccia la richiede. Un buon raffio, per salpare la preda, sarà lo strumento che, a bordo della nostra barca, non dovrà mai mancare.


A questo punto l'unica cosa da fare è uscire a pesca e provare e riprovare quanto su scritto, cercando i compromessi che magari vi possono portare a catturare una bella preda, magari come quella della foto.

 

Giulio Simeone, Tsunami.

 

 


1 Luglio - 2005 (Powered by Net Tuna)