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Elenco programmi e risultati delle principali gare di pesca d'altura per l'anno in corso


I racconti delle vostre uscite in mare.....

LA FORTUNA

Saverio Bersanetti




Siti delle barche con gli equipaggi e i racconti delle loro avventure in mare

 

 



Racconti ed immagini di alcune catture segnalateci per l'anno in corso.








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LA FORTUNA

Probabilmente aveva memorizzato che l'inganno e il pericolo stavano nella sardina intera e nell'amo che era evidente nell'innesco degli sgombri vivi e quindi si fidava solo di mangiare le sardine tagliate a metà.
A questo punto ci rendemmo conto che con un pesce così sospettoso erano ben poche le probabilità di riuscire ad allamarlo nuovamente e, fatto appello alla mia fantasia, pensai che avrei potuto ingannarlo soltanto propinandogli ciò che lui stava mangiando e cioè una mezza sardina, e fin qui niente di difficile, ma poiché questo pesce era attento anche ai terminali e agli ami che fuoriuscivano dalle esche, avrei dovuto utilizzare un terminale molto sottile ed un amo talmente piccolo da poter essere completamente nascosto in una mezza sardina, facendo così in modo che questa esca gli apparisse del tutto uguale a quelle mezze sardine che lui stava mangiando .
Comunicai la mia decisione a Paolo, il quale fu d'accordo con me che quella era la nostra unica possibilità, e mi accinsi velocemente a preparare questo terminale poiché non avevamo pronta una simile attrezzatura.
Utilizzai un terminale da 100 lb ed un amo che utilizzavamo di solito in primavera per gli squaletti piccoli, legai con cura il tutto ed innescai con molta attenzione la mezza sardina facendo in modo che anche il nodo sull'amo fosse nascosto nell'esca, e quando l'innesco mi sembrò pronto ritirai la canna più vicina e più alta e sostituii il terminale con quello appena costruito ed innescato, filai l'esca in acqua facendo in modo che andasse a finire dove di norma il pesce aggrediva le sardine e dissi a Paolo di lanciare ad intervalli tre o quattro mezze sardine contemporaneamente facendo in modo che nella loro discesa passassero tutte vicino all'esca, fatto questo mi accinsi a preparare un altro terminale, e fu mentre ero attento a quest'opera che mi giunse il grido di Paolo.
Adesso eravamo in combattimento, il tonno, che avevamo stimato oltre i trecento chilogrammi, aveva sfilato via più di trecento metri di lenza che ora stavo lentamente recuperando mentre Paolo lo seguiva lentamente col motore permettendomi di recuperare della lenza senza però che la lenza stessa si allentasse.
Il combattimento proseguì e ci avvicinammo sempre di più al pesce , ma eravamo entrambi silenziosi , le uniche parole che si sentivano erano i comandi che impartivo a Paolo "avanti", "rallenta", "ferma", "indietro", "piano", ma nessuna altra parola veniva scambiata tra di noi ; eravamo tesi , ma non per il combattimento che di per sé crea sicuramente grande tensione ma anche grande euforia, eravamo tesi perché sapevamo entrambi in quali condizioni ci trovavamo, avevamo sì ferrato il pesce, e questo era stato un grande successo, ma adesso cominciavano i problemi.
Sapevamo entrambi che in quelle condizioni avevamo ben poche possibilità di vincere un pesce di quella mole e cominciavamo ad intravedere il nostro insuccesso; cominciai a pensare al terminale tra i denti del pesce che seppure piccoli lo avrebbero reso ancora più fragile di quello che già era, all'amo piccolissimo che inevitabilmente aveva potuto prendere poca carne ed inoltre essendo sottilissimo poteva raddrizzarsi per una testata del pesce o peggio ancora tagliare la poca carne e slamare, cominciai a pentirmi di avere osato troppo, pensai che forse avrei potuto allamarlo anche con un terminale normale ed ora non mi sarei trovato in questa pessima condizione.
Ci eravamo intanto avvicinati al pesce ed eravamo alla distanza giusta per ingaggiare il combattimento finale, ma i pensieri che avevo appena fatto continuavano a girarmi per la mente e non osavo forzare il pesce, ogni tanto mi giravo a guardare Paolo che con aspetto imperturbabile, ma silenzioso come me, a sua volta mi guardava, ma si capiva benissimo che era preso dagli stessi miei pensieri .
Ci avvicinammo così al termine della seconda ora di combattimento e nulla era cambiato , né io né il pesce eravamo stanchi, seguivamo il pesce senza forzarlo e ad un tratto capii che in quel modo non lo avrei mai catturato, capii che così facendo stavo facendo il suo gioco e che fino ad allora era stato lui a comandare, capii che il tempo avrebbe giocato a suo favore ed allora pensai, se devo perdere voglio perdere combattendo, allora mi girai e comunicai la mia decisione a Paolo.
Ricordo che vidi la faccia dell'amico rilassarsi quasi che le mie parole l'avessero liberato da un peso, sicuramente partecipava alla mia sofferenza e anche lui non vedeva l'ora di concludere questa storia e la sua risposta suonò per me come una preventiva assoluzione "sarà quel che sarà, abbiamo fatto il possibile, non ti preoccupare" disse.
Cominciai così a forzare il pesce sempre più decisamente assecondando sì le sue fughe ma forzandolo ancora di più non appena rallentava e dopo una ventina di minuti di questo balletto sentii il pesce rallentare e cominciare a girare in tondo ed ebbi la netta sensazione di averlo in pugno , capii che questo improvviso cambio di metodo di combattimento lo aveva disorientato e stava cedendo , probabilmente non si aspettava la mia reazione e si stava facendo prendere dall'avvilimento.
Comunicai la cosa a Paolo "mi sembra che stia cedendo e che venga su, stai pronto" gli dissi, lui non mi rispose ma sicuramente, come me, non credeva ai suoi occhi , ad ogni " pompata" recuperavo della lenza e ben presto intravidi il nodo della doppia lenza, continuai così imperterrito e quando il pesce venne a galla poco distante dalla barca trovò Paolo già pronto con il raffio in mano e proteso verso di lui .
Il grande pesce si avvicinò ancora di qualche metro alla barca e Paolo si allungò e gli assestò una potente e precisa raffiata, ma, nello stesso istante che il raffio penetrava nella carne del pesce, l'amo si staccò dalla sua bocca volando in aria con un sibilo, "accidenti che c…… abbiamo avuto, si è slamato proprio adesso" disse Paolo.
Faticammo non poco a trattenere il grande pesce che si dibatteva furiosamente, perché in realtà non l'avevamo preso per sfinimento ma bensì per avvilimento e ora cercava di liberarsi dando fondo alla sua riserva di energie, ma la raffiata era stata potente e precisa ed il raffio, penetrato profondamente nel pesce, non avrebbe ceduto.
Lentamente il pesce smise di dibattersi e rimase immobile, era vinto, ci guardammo con espressione raggiante, ci congratulammo a vicenda e rimanemmo qualche attimo in contemplazione del maestoso, meraviglioso, grande e sfortunato pesce che aveva perso la vita per pochi attimi, gli stessi pochi attimi che ci avevano concesso la vittoria.
Dicemmo qualche battuta filosofica, che ora non ricordo bene, sulla fortuna e sulla sfortuna e, data la notizia via radio della cattura, caricammo il grande pesce sulla plancetta della barca, lo legammo e ci avviammo verso il porto più felici del solito per questa insperata vittoria; per la cronaca il pesce fermò l'ago della bilancia a 305kg.

Saverio

(inizio racconto)


18 Ottobre - 2002 (Powered by Net Tuna)