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Indice Racconti  Anno 2007

    Rubrica Racconti   :::   Anno - 2008

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Bolentino di profondità

Quel fantastico fine settimana in Calabria …

Pino e il Ruvetto

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Calabria

Sant'Andrea Apostolo dello Jonio

 

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Sono le 5.15 del mattino quando suona la sveglia, il mio amico Pino sarà già in piedi da quasi un'ora penso. Si è alzato presto per preparare qualche panino e recuperare della buona esca, lui la pesca ed il mare li ha nel sangue, è di Sant'Andrea Apostolo dello Jonio vicino a Soverato (CZ) 350 metri sul mare, con una visuale che va da le Castella a punta Stilo.

Perla dello jonio, in passato il paese veniva chiamato "conca d'oro" x il benessere economico e culturale di cui godeva.

 

Sono le 6.00 del mattino, non si è ancora fatto giorno, quando ci troviamo in darsena località Alaco per uscire in barca, un cabinato di 5 metri e 70 con due motori di 75 e 8 cavalli. Pino è già in barca che sta preparando. Dentro di me sento che sarà una giornata memorabile ma non lo dico a Pino perchè tutti e due siamo scaramantici e preferiamo parlare a cose fatte.

 

Insieme scrutiamo l'orizzonte, è l'alba, ma il cielo si illumina più per gli enormi lampi di un grosso temporale all'orizzonte, proprio in direzione della nostra posta di pesca, che per effetto delle prime luci del giorno. Le previsioni annunciano una forte tramontana che dovrebbe aumentare in serata, Pino mi guarda ed ha già capito tutto, quando mi dice "andiamo lo stesso vero?", io gli rispondo con un sorriso e vado a chiamare Nicola, (l'uomo del rimessaggio) che sbadigliando in continuazione e dopo averci sconsigliati di uscire accende il cingolato, aggancia il carrello e in meno di un minuto siamo in mare.


Impostiamo sul GPS le coordinate della nostra posta, a 9 miglia circa da riva su un fondale di poco più di 350 metri dove pescheremo a bolentino di profondità alla ricerca di occhioni e cernie. Il motore più grande comincia purtroppo a fare capricci durante il tragitto, batte in testa, un cilindro sembra non andare e si rifiuta di superare i 3000 giri, Pino non si scompone ed io nemmeno, decidiamo che al rientro nel pomeriggio ci dirigeremo al porto di Roccella Jonica, 14 miglia dalla posta di pesca, dove ci sarà modo di ripararlo. Intanto ci stiamo avvicinando al temporale, mentre il sole si alza e con lui una brezza tesa di tramontana che per fortuna, allontana e dissolve le nuvole in pochi minuti.


Pino mi passa il timone e comincia a preparare l'esca, (sarde e totani decongelati, nonostante la levataccia non era riuscito a trovare niente di fresco) ed il finale classico da Bolentino di profondità provvisto di un grosso amo e di un grosso innesco alla ricerca di una preda da ricordare.


Studiamo la corrente, il vento e ci posizioniamo in modo che le nostre esche possano raggiungere il fondo proprio nel punto dove sappiamo possano verificarsi le migliori ferrate. Io sto al motore per garantire che il filo resti a piombo e la barca il più possibile ferma, Pino pronto al mulinello elettrico a dare la ferrata. Appena l'esca arriva sul fondo i pesci iniziano a mangiare e catturiamo in un paio di passate una diecina di occhioni di buona taglia. Iniziamo la terza passata, stando molto attenti con un occhio al GPS, a finire esattamente dove vogliamo noi. La lenza è arrivata sul fondo Pino la porta in tensione, io manovro al motore per garantirgli che stia in piombo e la barca pressoché immobile.

 

Passano pochi secondi e la canna si piega vistosamente, Pino con tempismo eccezionale ferra il pesce azionando il mulinello elettrico, ci guardiamo subito negli occhi, stavolta "l'abbiamo preso" esclama Pino. L'adrenalina comincia a scorrere nelle vene e accende sia i miei occhi che in quelli di Pino, ci sono 323 metri di filo da recuperare e la possibilità che qualcosa possa andare storto è alta. La frizione del mulinello è tarata stretta ma nonostante questo il pesce non viene su, la frizione slitta continuamente, tutta l'attrezzatura soffre, la canna poi….una 16 LB. e nei primi cinque minuti il pesce non era salito di più di 30 metri.

 

La punta della canna tocca l'acqua, il filo sembrava (a detta di Pino) essersi incagliato in un "conzo" perso in passato da pescatori professionisti, cominciavamo ad interrogarci su cosa potrebbe esserci la sotto che combatte con tanta forza, la cernia dice Pino non combatte così di continuo ma se associata a diversi occhioni ti taglia potrebbe confonderci.

 

Dopo 20 minuti siamo a 150 metri ed il pesce non molla, prende fiato e riparte con veemenza in continuazione. Quando è passato molto tempo e siamo a circa 80 metri ed il pesce non molla un colpo, Pino mi chiede di prendere l'enorme e robusto guadino che abbiamo in barca, probabilmente sta pensando ad una grossa cernia, e ad un po' di grossi occhioni, anche se per come combatte io non ne sono così convinto, ma ovviamente, non gli dico niente.


Pochi minuti dopo il pesce è ormai sotto barca, io ancora non lo vedo, ma Pino comincia a gridare a squarciagola "prendi il raffio", mi affretto e vedo sotto barca una bestia di almeno un metro e sessanta con occhi verdi enormi che farà di tutto per non farsi portare in barca. Passo il raffio a Pino che forte della sua esperienza, lo ferra in maniera decisa e mi chiede aiuto perchè non riesce, per il peso, a tirarlo in barca da solo. Il pesce è in barca, l'adrenalina va a mille io e Pino continuiamo a darci pacche sulle spalle e a ridere, dopo tanta tensione.

 

E' un pesce Ruvetto lungo almeno un metro e settanta con denti degni di uno squalo ed un peso sicuramente superiore ai 35 chili visto che né io né Pino riusciamo a sollevarlo bene per la foto: un vero "mostro degli abissi". Decidiamo di legarlo per la bocca e per la coda alla murata della barca e di continuare a pescare, guardo Pino e gli dico "speravo che sarebbe stata una giornata memorabile, ma adesso ne sono certo. Prendiamo altri occhioni ed un merluzzo di circa tre chili, ma mentre recuperiamo il Merluzzo con il guadino, il Ruvetto si libera dalla bocca recidendo la robusta cima, meno male che era stato assicurato con un altra cima dalla coda… che paura Pino si affretta a raffiarlo una seconda volta mentre il pesce cerca di fuggire nuotando con le ultime ritrovate forze.

 

Leghiamo di nuovo il pesce alla barca, raddoppiando la cima che incredibilmente il "mostro" era riuscito a spezzare con i denti, sono ormai le tre del pomeriggio la tramontana ha alzato il mare e con un motore di 8 cavalli dovevamo percorrere 15 miglia per arrivare in porto.

 

Ci vorranno circa 4 ore per rientrare, ma io e Pino amiamo il mare, siamo felici per la stupenda cattura, e non ci spaventa l'idea di dover rientrare a tarda sera in porto. Sono le 20 quando arrivando in porto un po' stremati ma felici, incontraiamo ad attenderci un altro grande amico, Emanuel che complimentandosi ci aiutava a sistemare tutto. Concludemmo quella splendida avventura, con una memorabile mangiata di Pizza e speciali calzoni a mezzanotte nella PIZZERIA TRE FONTANE dal simpaticissimo Zio di Pino per gli amici "ZIO VITO" .

 

Cucco Alberto

 

 

 

 

 

 

18 febbraio - 2008