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Indice Racconti  Anno 2007

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Pesca traina con il monel

in Sardegna

Mario

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Sardegna

Primavera 2008

 

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Super Magnum !

 

Come quasi sempre accade mi ritrovo in barca, solo," l'altra barca" con i soliti amici sta rientrando in porto visto che la bollentinata programmata aveva dato frutti più che negativi e mi fermo qui per non dovermi poi scusare nel caso "loro" in una maniera o nell'altra avranno l'opportunità di leggere questo raccontino, sempre che il Big Game lo voglia pubblicare.


E' domenica mattina il mare dopo una primavera disastrosa sembra ben propenso a rimanere calmo anche verso il mezzodi , il libeccio, anche lui, pare non voglia rompere come al solito, è forse la prima giornata calda da marzo scorso, mare trasparente e pensieri che salgono da ogni dove mi convincono che il bollentino di profondità sarà anche interessante ma tutta l'attrezzatura viene riposta, con cura, ma viene riposta.

 

Il vecchio Magnum da 18 che tante soddisfazioni aveva dato in passato sembra sorridermi coi suoi occhietti fissi sfidandomi per una volta ancora ad agire ed entrare in quella spirale di caccia che lui ben conosce. Io non li ho mai visti ma lui i fondali che vanno dai 60 ai 40 metri li conosce tutti come le sue finte branchie, ci è passato e ripassato chissà quante volte, conosce ogni anfratto, ogni roccia, ogni risalita, conosce perché li vede i suoi predecessori che incauti o non ancora svezzati avevano tentato l'impossibile per evitare ostacoli che inesorabilmente li avevano imprigionati, vede le nasse e le reti che da buon esperto evita, perde il conteggio dei metri di monel adagiato sul fondo con la speranza che non arrechi disturbo alle bussole di passaggio e sorride. Mi lancia definitivamente la sua sfida che io pur assetato accetto.


Prima di fargli fare un bel bagno però alcune operazioni essenziali come il cambio del terminale il nuovo nodo sul monel, i controlli alle girelle ai moschettoni ed a tutto quelle che potrebbe strappare è il minimo che si debba coscienziosamente mettere in pratica; pertanto il monofilo viene passato palmo a palmo, una volta stabilito che è in buona forma con un nodo Albright lo collego al monel.( Mi permetto di consigliare a chi lo volesse questo tipo di nodo che trovo eccezionale sotto tutti i punti di vista).

 

All'altro capo la doppiatura lunga circa un metro la eseguo con un altro nodo a parer mio semplice ma efficacissimo, l'Australian braid, facile da farsi in barca e a detta degli esperti superiore all'ormai celeberrimo Bimini. (Per certo non lo posso dire ma nella sua semplicità risulta essere una bomba). Poi è il momento della girella, ma quanto costano queste girelle? Capisco i cuscinetti a sfera capisco capisco capisco ma accidenti!!! Questa la sistemo con lo offshore swivel che ormai chiunque sa fare. Dopo tutto questo, lui, il vecchietto è pronto al suo meritato bagno.


Sono su un fondale di oltre 40 metri ed inizio la calata, lo vedo sparire dalla barca guizzando qua e la, sembra quasi contento, e solo dopo 300m di monel trainato a 4,6 cominciamo ad assestarci come si deve; rilascio ancora filo sino ad arrivare ai 400m adesso tocca solo a lui. Io mi rogolo sui 4,3 nodi


Non c'è molto fa fare quando si è fatto tutto quello che è stato fatto, solo ed inaspettatamente non colgo nessun segnale del vecchietto sul fondo. Sai è tutto semplice quando si hanno argani elettrici che recuperano filo mentre si fuma o si beve ma quando lo si deve recuperare a mano le cose diventano un pochino più dispendiose, sia in fatto di tempo sia in fatica, ma non vedendo segnali positivi debbo giocoforza recuperare.

 

Abbastanza duro all'inizio ma poi tutto con regolarità. Una volta ripreso in barca avevo l'impressione che parole di fuoco uscissero da quella finta bocca come a dirmi: Troppo basso e la vegetazione mi infastidisce rimettiamoci in corsa ma con qualche metro in meno. Come si faceva a dargli torto? Del resto quello bravo era lui non io, lui era colui il quale lavorava e voleva farlo bene, io mi limitavo a trainarlo, lui era quello che certamente sapeva non certo io, cosi a pace fatta si riinizia. 380m questa volta, e dal cimino vedo che lavora come un forsennato nella sua forsennata instancabile ricerca. Ha cercato e cercato per più di un'ora poi trionfante ha dato il suo segnale, lo aveva preso anche questa volta!!


Tranquillo mi diceva, adesso ferralo per bene che al resto ci penso io. Subito fatto ed a giudicare dalle testate violente che ricevevo come in un ritorno in cuffia mi tranquillizzavo ancora di più. Non si stacca vai buonino che stavolta pur grosso lo teniamo bel saldo; recupera piano, pompa che ormai e staccato dal fondo e non ci può scappare, se mai togli un po' di motore e fammi fare un bel giro ma recupera sempre, tieni sempre tensione e lascia fare il resto a me.

 

Sempre ascoltando i suoi suggerimenti do e tolgo motore, recupero sempre con una fatica forse mai provata e vengo pure insultato quando dopo circa mezz'ora lascio la presa ma solo per modo di dire, le spalle, le braccia le dita mi fanno veramente male ma lui, il vecchietto mi sprona per l'ultima volta. Ormai siamo a galla, forza che è fatta, lui gira su se stesso e mi fa venire le vertigini ma tu continua continua senza mai fermare sino alla murata della barca e sino a che non è nel posto più sicuro al mondo; a pagliolo.


Ci siamo guardati pieni di adenalina e di tremori, stanchi morti, lui un po' meno, ma ci siamo guardati per lungo tempo, soddisfatti e riconoscenti. Tutti e due avevamo fatto un gran bel lavoro visto che questo è stato il dentice più grosso mai preso da noi e neanche a farlo apposta la bilancia si è fermata solo quando è arrivata ai 12 kg.

 

Si è vero mi sono concesso la solita sigaretta quando le dita me lo hanno permesso e come sempre ho telefonato dicendo solo due parole "E' enorme"


Lui, il vecchietto, è stato rimesso nella sua scatola dopo essere stato lavato accuratamente con acqua dolce, e con la solita strizzatina mi invitava alla prossima avventura.

 

M.

 

 

 

 

 

 

10 Luglio - 2008