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Indice Tecniche di Pesca

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Pesce Vela

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Traina in Altura:

La pesca al pesce vela

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Il Trolling con esca viva

Questa è una tecnica usata negli spot in cui il reperimento dell'esca viva è molto facile e dove non ci siano in giro troppi squali, barracuda o altri predoni "disturbatori".

Tra questi annoveriamo Panama, Costa Rica, Baja California, Colombia, Thailandia e talvolta in Senegal.

Pochi quindi.

Ed è un vero peccato perché questo tipo di tecnica è l'unico che garantisce veramente un contatto diretto con il pesce e che consente di pescare molto sottile.

Sentire e vedere un grosso vela (quando non un marlin) che aggredisce e si porta via l'esca e ferrarlo al momento giusto è una cosa che richiede molto sangue freddo e "dito".
Vi sono hot spot in cui solo in determinati periodi dell'anno ciò avviene, per cui è bene informarsi a tal proposito. Con il vivo è possibile scendere molto con il libbraggio di lenza: è la tecnica più adatta se si desidera pescare leggero ed ultraleggero, magari tentando qualche record IGFA.

I motivi sono la velocità ridotta al minimo della barca e il look estremamente naturale dell'esca che, viva, assicura ferraggi sicuri ed in profondità; la profondità di afferratura dell'amo in punti vitali del pesce accorcia i tempi e la forza di recupero.

A tal proposito, se si intende liberare l'animale, è d'obbligo l'uso di ami non inox. Vi è chiaramente una stretta relazione tra presenza di esca-foraggio/presenza di rostrati/tecnica di pesca col vivo: sarebbe impensabile pescare col vivo in un luogo ove la presenza di marlin o vela non fosse massiccia.

Col vivo si percorrono poche miglia. Un elemento molto importante dell'attrezzatura è l'amo. Esso (sempre uno) deve essere a gambo corto, di misura adeguata alle dimensioni dell'esca e comunque sempre piuttosto piccolo, in quanto offendendo il pesce all'interno, offre le stesse garanzie di resistenza, sia una maggiore capacità di penetrazione quanto una minore visibilità, rispetto ad uno grande.

Visto l'alto rischio di rompere la lenza, vi consiglio l'impiego di ami ecologici quali i Mustad 9510 3XC. Con esche piccole tipo sgombri, bonitos, runners, goggle eyes, muggini, corifene ecc., si usa sistemare l'amo attraverso le loro narici, mentre con esche più grandi è preferibile un innesco "a briglia" facendo passare il filo interdentale -collegato all'amo con un nodo "parlato" o "clove hitch"- attraverso le orbite oculari dell'esca mediante apposito strumento.

Con tali inneschi l'esca viva navigherà in maniera perfetta per diverse ore.

Dato che l'esca viva tendenzialmente si porta a qualche decina di centimetri sotto la superficie dell'acqua, l'attacco del rostrato non è sempre ben identificabile.

Perciò allo sgancio della lenza dalla pinza dell'outrigger si prende la canna in mano, si mette il dito pollice della mano destra sulla bobina per evitare parrucche, si libera il cicalino d'allarme per "sentire" il pesce: sentire il pesce vuol dire in pratica verificare attraverso la velocità con cui il filo viene richiamato dalla bobina dal pesce in fuga, in quale esatto momento ingoia l'esca.

Ciò serve per portare la leva sullo strike 1 (valore 2 della tabella) e ferrare il pesce non appena la lenza si tende.

Il fatto o la regola di contare sino a 3, 5, 7 o 10 dal momento dello sgancio della lenza dalla pinza, non dà di per sé alcuna garanzia di successo.

 

Il segreto è questo

All'inizio il rostrato afferra l'esca e si gira per portarsela via e questo lasso di tempo e spazio percorso viene coperto dal filo in bando sull'outrigger.

Dopo di ciò si sente il pesce portar via filo con decisione sino ad un momento "x" in cui rallenta leggermente l'andatura per girare l'esca dalla parte della testa per inghiottirla.

Dopodiché riaccellera.

E' questo il momento per portare la leva sullo strike 1 (valore 2), aspettare il tendersi della lenza e ferrare con decisione.

Con l'esca viva uno strike andato a vuoto è per sempre:

difficilmente un rostrato ritorna sull'esca a differenza di quanto sia possibile tentarlo nuovamente con l'esca naturale morta.

Impiegando esche piccole è possibile mettere in acqua sino a quattro canne mentre con esche grandi al massimo due, anche perché le esche piccole si possono conservare facilmente nell'apposita vasca per il vivo, cosa impossibile per le grandi che devono essere innescate non appena catturate.

 

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22 Ottobre - 2003