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In Pesca

 

Siamo appena arrivati, e subito la giornata sembra girare per il meglio. E' merlino che effettua la prima cattura. I vicini di pesca ci guardano, come dire…. ma sono appena arrivati…. che…****.
Mi dedico alla pasturazione trascurando un po' l'aspetto dell'esca e non passa molto tempo, che Merlino effettua un'altra cattura, poi la terza ed anche la quarta. Ora non sono solo i vicini che lo guardano intensamente, ma anch'io e Silver stiamo meditando di buttarlo in acqua o farlo tornare a nuoto……

Basta, smetto di pasturare e controllo l'esca per l'ennesimo cambio, ma prima di eseguire l'innesco controllo la distanza fra piombo e galleggiante; mancano all'appello 4 metri dovuti probabilmente alle catture effettuate la precedente uscita. Ritaro per bene la distanza e mi rimetto in pesca … pesca… ma … ma.. le palamite sono andate in altre acque sotto alcuni barconi sopraggiunti da poco e che hanno una pasturazione più potente.

Passa quindi diverso tempo senza che nessuno di noi imbarchi un altro pesce. Che noia, e così cominciamo a mangiare qualcosa continuando ugualmente a controllare e sostituire le esche e ovviamente a pasturare. Ogni tanto arrivano una serie di onde esagerate, un occhiata al cielo per tranquilizzarci e all'orizzonte per il gatto e la volpe, dovessero farci visita….
Caliamo una canna a tonni? La caliamo non la caliamo alla fine decidiamo di concentrarci sulla pasturazione e tralasciare questa cosa.
Detto e fatto, non passa neanche un'oretta che una bel branco di aguglie fuoriesce dall'acqua più volte procedendo nella direzione della barca. Belle, stupendo, come le gazzelle in fuga dal leone nella savana.

Leone?

No, un tonnazzo sul quintale che dal nulla compare dentro l'onda di scirocco mostrandosi sul fianco poco sotto il pelo dell'acqua ed il tutto a circa una decina di metri dalla poppa della barca.
Dopo il primo grido per verificare che tutti stessimo guardando nella stessa direzione, rimaniamo increduli per lo spettacolo di bellezza e grandezza per aver visto il tonno in caccia. Sugli altri barconi non si accorgono dell'accaduto anche perché il tonno non era saltato sull'acqua.

Subito sarde in acqua, caliamo una canna per aguglie e catturiamo un bel luccardo, lo inneschiamo sulla schiena e via filo per allontanare il palloncino dalla barca. Troppo tardi, nel frattempo e con quella fame chissà dov'era finito il tonnazzo. Peccato per l'istante troppo breve, ma è stato ugualmente molto emozionante. Il lanzardo rimarrà comunque vivo e in pesca per quasi tutto il tempo a neanche due metri dalla superficie del mare, ma senza avere successo.

Comincia ad imbrunire, anche sui barconi le catture non sono molto frequenti, non sarà la presenza del tonno??

Ad un certo punto stanchi per l'attesa e del fatto che la corrente è contraria al vento con i galleggianti che ci vengono fin sotto la barca, decidiamo di recuperare circa una decina di metri di catena.

Entriamo così in una zona più illuminata ma soprattutto nella scia di pasturazione di un barcone che ci risveglia dal letargo. Sullo schermo dell'eco sembra un cinema, ricominciano le catture e ne effettuiamo altre cinque, Merlino si dedica alle operazioni di guadinare il pesce e finalmente anche Silver prova l'emozione della palamita, la cura affinche non si schianti nulla e finalmente anche lei in barca.

Foto di rito e soddisfatti, ora che il mare è calato notevolmente, (è in scaduta perché non tira una bava di vento) bisogna che rientriamo in porto.

 

La Ferrata

Merlino giustamente mi ricordava di citare il discorso della ferrata, cioè come comportarsi nel momento in cui mangia il pesce ovvero la palamita. Io solitamente lasciavo molto filo in bando e frizione molto lenta, giusto per non fare casini con il filo e spesso della palamita me ne accorgevo dal rumore del filo che fuoriusciva dal mulinello, ero intento a fare altro e lei mangiava, come dire tutta questione di "fortuna". Penso che eseguito l'innesco in maniera corretta, senza rovinare la sarda, nascondendo bene l'amo ecc... il resto lo fa tutto la palamita. Quindi se il galleggiante va leggermente giù, lasciatelo andare e solo dopo qualche istante penserete a recuperare il filo in bando, abbassare la canna, stringere leggermente la frizione e ferrare.

E che cavolo, lasciamogli almeno godere ed assaporare per qualche istante l'ultimo pasto .

In questa maniera l'amo rimane sempre conficcato sull'apertura dello stomaco, cosa più pericolosa per il terminale, ma con il dacron finale possiamo stare abbastanza tranquilli.

Come dargli il tempo di ingoiare anche se la palamita si butta a "pesce" sull'esca, abbiamo notato un aumento delle ferrate andate a buon fine.

 

Slamare il pesce

La palamita, una volta imbarcata, comincerà a fare le danze dibattendosi ovunque. Senza dover insanguinare tutto il pozzetto, basterà prendere il pesce sotto la bocca parte ventrale e sostenerlo di peso, con una mano infilare le dita (dall'esterno verso l'interno) nella grossa branchia, sentire l'amo e sganciarlo dalla carne, poi con la stessa mano fatta fuoriuscire dalla branchia, prendere il filo del terminale e sfilare il tutto dalla bocca che solitamente rimane spalancata.

I dentini lasciano il segno.

Così facendo non bisogna far altro che inserire il pesce in una coffa ma di sangue nel pozzetto non ce ne sarà una goccia.

 

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28 Agosto - 2004 (Powered by Net Tuna)